Il Piano di Unindustria Pordenone? Sacrifici per gli operai e poco altro

(di FRANCO BELCI, segretario generale Cgil Fvg) Cgil nazionale, Cgil regionale e Cgil di Pordenone hanno concordato ieri, dopo averlo analizzato approfonditamente, una posizione sul documento di Unindustria di Pordenone. Devo dire subito che non ho mai visto partire una trattativa di questa delicatezza con un lancio pubblico in una conferenza stampa destinata ad aprire un dibattito nazionale, per darne solo successivamente il testo all’interlocutore naturale: l’incontro ufficiale tra Cgil, Cisl, Uil di Pordenone è previsto per oggi.
Dico subito anche che a nostro avviso il piano ha un’impostazione ideologica, perché capovolge l’ordine dei fattori proprio di qualsiasi trattativa. Ci sono costi certi e immediati per i lavoratori con un taglio del 20% sulla parte variabile del salario, maggiore flessibilità con deroghe a leggi e contratti nazionali che non sono tra l’altro nella nostra disponibilità ma in quella delle categorie nazionali, in cambio di scenari ipotetici, primo fra tutti, comprensibilmente, quello di trattenere sul territorio Electrolux. Si propongono istituti da sostenere legislativamente, che sono di competenza del Governo e della Regione, disponibilità finanziarie impossibili da quantificare da parte della Regione stessa e dunque tutte da verificare, prevedendo di istituire una società per azioni partecipata da Friulia per intervenire nelle crisi aziendali e chiedendo addirittura ai lavoratori di investirvi quote del Tfr o dei premi di risultato quasi a sostituzione del ruolo delle banche. Si scarica cioè tutto su chi guadagna poco più di mille euro al mese e sul tanto vituperato intervento pubblico in un contesto nel quale il costo del lavoro vale circa il 10% del valore del prodotto finito.
Se l’obiettivo, che ovviamente condividiamo, è di far rimanere l’Electrolux, il percorso va invertito: è quest’ultima che deve dire a quali condizioni rimane. Poi vediamo se è possibile crearle con un confronto serio, che coinvolga innanzitutto il presidente del Consiglio, visto che il ministro Zanonato è latitante, nel quale tutti mettono qualcosa. La prima risposta del management italiano della multinazionale non è stata incoraggiante: la proposta di Unindustria Pordenone è solo “un primo passo”. E gli altri quali sono? Ce li dicano e vediamo.
Un territorio non si può rendere attrattivo importando le condizioni salariali e i diritti della Slesia a prescindere. Perché se il piano del confronto rimane quello del documento, facciamo immediatamente una controproposta con caratteristiche speculari: si istituisca per rilanciare la provincia di Pordenone una tassa di scopo sui redditi superiori ai 300 mila euro, una tassa provinciale sulle rendite finanziarie, una maggiorazione del bollo per le automobili con una cilindrata superiore ai 2000 cc di cilindrata, un superticket sulle prestazioni sanitarie per i redditi sopra i 350 mila euro e una maggiorazione dell’Ici sulle seconde case. Una proposta che ha pari dignità, vista dalla parte di chi guadagna 1000 euro al mese.
Se non ci si vuole incastrare in una discussione di questo tipo va dunque trovato un approccio diverso e condiviso. Oltretutto costruire un patto territoriale che elimina sostanzialmente la contrattazione aziendale, invece di ridefinirne misura e obiettivi, e ne riconduce a soggetti impropri il governo, è l’esatto contrario di quanto gli industriali hanno sostenuto fino a ieri e rappresenta la negazione degli accordi assunti da Cgil, Cisl, Uil a livello nazionale.
Infine le cose che condividiamo e le ulteriori proposte che si possono fare. Vanno benissimo gli sgravi fiscali selettivi sull’Irap, gli incentivi per l’aggregazione delle imprese, le politiche attive del lavoro, la banda larga. Aggiungo che noi pensiamo che uno dei nodi più grossi sia costituito dai costi dell’energia. E’ necessario perciò che la Regione vari al più presto un piano energetico all’interno del quale affrontare in maniera organica la questione della razionalizzazione delle reti, della diversificazione delle fonti e delle opere ritenute necessarie. Condividiamo la richiesta al governo di rifinanziare il fondo per lo sgravio contributivo ai contratti di solidarietà rendendoli strutturali per abbattere in questo modo il costo del lavoro e consentire alle aziende di avere il tempo per preparare piani industriali di rilancio.
Notiamo infine un’assenza: la richiesta di un regime di fiscalità di vantaggio per una Regione ad autonomia speciale che subisce la concorrenza di due Paesi confinanti. Potrebbe essere questa la prima azione della commissione paritetica Stato-Regione presieduta da Riccardo Illy per definire la partita attraverso le opportune norme di attuazione. E potrebbe essere la prima azione concreta per dare una mano in primis a Pordenone, ma anche all’intera regione.