Gorizia, salta l’accordo sull’Isee per le agevolazioni sociali

«Non possiamo accettare un protocollo peggiorativo rispetto al passato, che si scontra con l’esigenza fondamentale di garantire un servizio adeguato ai cittadini e al tempo stesso una gestione corretta del personale impegnato nell’elaborazione delle pratiche Isee». Cgil, Cisl e Uil, assieme ai rispettivi centri di assistenza fiscale (Caf), spiegano così il proprio rifiuto ad aderire al nuovo protocollo approvato dal Comune di Gorizia per lo svolgimento delle dichiarazioni Isee relative agli interventi sociali come la Carta famiglia, i bonus gas ed energia, l’abbattimento dei canoni di locazione.
Il no dei sindacati è stato formalizzato al Comune al termine dell’incontro tenutosi ieri pomeriggio (mercoledì) con l’assessore al welfare Silvana Romano, convocato per un confronto sulle condizioni previste dal nuovo bando Isee per gli interventi sociali, relative sia agli adempimenti da osservare sia ai compensi riconosciuti ai Caf per le pratiche elaborate. «Adempimenti e condizioni – spiegano Cgil, Cisl e Uil in una nota unitaria – che non consentono, così come definite dal nuovo protocollo, ai nostri Caf di operare con la professionalità e la competenza che li contraddistinguono».
Cgil, Cisl e Uil, da parte loro, proponevano al Comune un bando basato sulla convenzione tipo elaborata nel 2011 dalla Consulta dei Caf regionali in collaborazione con gli enti locali. «Quel documento – ricordano ancora i sindacati – costituisce tuttoggi un punto di riferimento per moltissime amministrazioni comunali della regione, e disciplina in modo chiaro le modalità operative di ciascun servizio e i ralativi compensi, tenendo conto dei livelli di complessità della singola pratica, del volume di documentazione da raccogliere, del costo delle coperture assicurative. I compensi, peraltro, sono fermi al livelli definiti nel 2011, nonostante le maggiori difficoltà introdotte dall’entrata in vigore del nuovo Isee nel 2015».
Del tutto immotivata quindi, secondo i sindacati, la scelta con cui l’amministrazione ha stravolto unilateralmente le condizioni del servizio, senza quel confronto preventivo con i Caf che rappresenta invece la prassi per la stragrande maggioranza dei Comuni della regione, indipendentemente dai colori delle maggioranze che li guidano. «Immotivata e grave – spiegano i sindacati – non solo nei confronti dei Caf e dei lavoratori che ne garantiscono i servizi, ma soprattutto perché rischia di creare forti disagi e disservizi ai cittadini, rendendo più complesso e precario l’accesso a prestazioni di grande importanza in particolare per le fasce socialmente più deboli ed esposte alla crisi».