Edilizia, allarme occupazione

«La crisi c’è ed era inevitabile, dopo dieci anni di crescita ininterrotta del settore. Crediamo peraltro che i numeri del 2008 siano destinati a peggiorare nel corso dell’anno, con gravi ripercussioni sul numero delle aziende edili attive in regione e sull’occupazione». L’allarme della Fillea-Cgil, lanciato dal segretario regionale Villiam Pezzetta, deriva dai dati delle casse edili del Friuli Venezia Giulia. Che rivelano, nei valori medi 2008, una flessione pari all’1,7% nelle aziende iscritte e del 2,3% nella forza lavoro. Flessione che si è fatta ancora più marcata nell’ultimo trimestre dello scorso anno: se il confronto 2007-2008 viene fatto sulla base dei dati al 31 dicembre, infatti, le aziende in meno sono 195 (-6,3%) e i posti di lavoro persi 756 (-5,3%). In aumento (+22%) anche la cassa integrazione, che però nel settore edile serve anche a compensare le ore perse a causa del maltempo e non rappresenta quindi un indicatore affidabile relativamente alla crisi.
Il calo medio della forza lavoro è stato del 4% a Udine, del 3,4% a Pordenone e del 3,3% a Gorizia, quello al 31 dicembre dell’8% a Udine, del 5,3% a Gorizia e Pordenone. In controtendenza Trieste, che ha registrato un incremento sia nei valori medi (+4%) sia nel dato di dicembre (+2,1%), sia pure con qualche sintomo di flessione nell’ultima parte dell’anno. «Si tratta di posti persi che non fanno notizia – afferma Pezzetta – perché il settore delle costruzioni è fatto di aziende con una dimensione media di 4-5 addetti, e che scende ulteriormente se dal conto si escludono le poche grandi aziende operanti in regione. Tutto questo non rende meno preoccupante una crisi che si ripercuote anche sulle aziende dell’indotto, dove risulta in aumento il ricorso agli ammortizzatori sociali».
Vista la crisi del mercato immobiliare privato, secondo la Fillea , servono politiche capaci di rilanciare l’edilizia pubblica. «Per questo – prosegue Pezzetta – chiediamo alla  Regione e agli enti locali di sbloccare i fondi su tutti gli appalti fermi, dalle grandi opere ai piccoli lavori di manutenzione: questa, infatti è l’unica soluzione per invertire la rotta e rilanciare un settore che rappresenta un volano per l’intera economia regionale». Ma sbloccare gli appalti per il sindacato non basta. «L’amministrazione regionale – precisa il segretario – deve tenere costantemente monitorato l’andamento dei lavori pubblici, con l’obiettivo  di evitare che la crisi favorisca un’esplosione di gare al massimo ribasso. Se questa prassi prendesse piede, infatti, porterebbe a gravi ripercussioni sulla qualità del lavoro e sulla tutela della sicurezza. Il sindacato, da parte sua, è pronto a combattere ogni tentativo di scaricare i costi della crisi sui lavoratori, favorendo la crescita del lavoro nero e irregolare, degli infortuni, di fenomeni come la intermediazione di manodopera, che continuano purtroppo a essere presenti nel settore, nonostante il salto di qualità fatto con il Durc (Documento unico di regolarità contributiva e contabile, n.d.r.)».
Tra le richieste avanzate dalla Fillea anche quella di intensificare i programmi formativi e di ricollocamento professionale. «La crisi – conclude Pezzetta – può essere anche un’occasione di crescita e di rilancio, se si investe sulla qualificazione professionale dei lavoratori di oggi e di domani. Questo anche a sostegno dei tanti lavoratori edili che decidono di mettersi in proprio, spesso solo su spinta delle aziende e non sulla base di una solida esperienza professionale. Un maggiore sostegno formativo va dedicato anche ai lavoratori immigrati, che superano il 30% della forza lavoro e raggiungono punte del 60-70% a Trieste».