Contratti pubblici, mobilitati 63.000 lavoratori in regione

Sono in 63mila e da 6 anni attendono invano il rinnovo del
contratto. Sono i dipendenti pubblici del Friuli Venezia Giulia, per nulla
rassicurati – anzi – dalla legge di stabilità 2016. Se è vero infatti che il
Governo, sollecitato dalla Corte Costituzionale, mette finalmente mano al
portafoglio per sbloccare gli stipendi, fermi al 2009, lo stanziamento è di soli
291 milioni. L’equivalente di 8 euro lordi, in media, per ogni dipendente delle
amministrazioni centrali (ministeri, parastato e agenzie centrali) e
dell’istruzione (scuola pubblica, università, ricerca), gli unici settori
interessati dai fondi previsti in Finanziaria. Per gli altri comparti (sanità,
enti locali, camere di commercio, vigili del fuoco) la partita si giocherà su
altri tavoli, compreso quello tutto regionale del comparto unico.
Inevitabile la mobilitazione di tutto il lavoro pubblico,
che il 28 novembre si troverà a Roma per la manifestazione nazionale di
protesta indetta dai sindacati di categoria. E’ proprio in vista di
quell’appuntamento che i delegati di Fp-Cgil, Cisl-Fp, Uil-Fp e Uil-Pa si sono
riuniti questa mattina a Monfalcone. Concorde, da parte dei segretari regionali
Mafalda Ferletti (Fp-Cgil), Massimo Bevilacqua (Cisl-Fp), Luciano Bressan
(Uil-Fp) e Lorenzo Schiavini (Uil-Pa) – la bocciatura delle proteste del
Governo: «Dopo 6 anni di blocco del contratto, con una perdita del potere di
acquisto delle retribuzioni che la stessa Confindustria stima del 10,5% e dopo
una sentenza della Consulta che impone il rinnovo del contratto – dichiarano – il
Governo mette a disposizione per il rinnovo solo 8 euro lordi, e lasciando
fuori metà dei dipendenti pubblici. Tutto questo dopo che la somma dei
provvedimenti attuati dal 2008 – tagli lineari alle spese delle amministrazioni
pubbliche, mancata copertura del turn-over, con oltre 300mila posti persi a
livello nazionale, blocco dei contratti, sforbiciate su salario accessorio,
professionalità e attività sindacali – ha prodotto risparmi per oltre 10
miliardi all’anno per le casse pubbliche, determinando un drastico
peggioramento delle retribuzioni e delle condizioni di lavoro».
Ma la mobilitazione non guarda soltanto al tavolo nazionale.
Anche i settori “governati” a livello regionale hanno pagato infatti un pesante
dazio alle misure anticrisi: «Dal 2009 – dichiarano ancora i segretari – sono
stati cancellati 800 posti di lavoro nella sanità e 2.000 nel comparto unico Regione-enti
locali. Anche in questo caso i contratti sono fermi al 2009 e potrebbero
tranquillamente autofinanziarsi con i risparmi legati al mancato turnover,
ormai giunti alla cifra astronomica di 100 milioni all’anno tra sanità e comparto
unico, senza contare le risorse risparmiate in sei anni di blocco contrattuale».
Appare quindi strano che nella Finanziaria regionale, stando
alle prime anticipazioni, non sia ancora ad oggi previsto alcuno stanziamento sui
rinnovi: non soltanto nel caso della sanità, dove sarà un tavolo nazionale a
definire l’entità degli scatti contrattuali, ma anche per il comparto unico. «Una
scelta che, se confermata, ricalcherebbe in peggio l’impostazione del Governo
nazionale», sostengono i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil. Che annunciano la
presentazione imminente della piattaforme per il contratto 2016-2018. In questo senso
anche il mandato conferito oggi alle segreterie dai delegati di categoria, che
chiedono l’apertura immediata del tavolo con Regione ed enti locali.