Comparto, la leggina non consentirà neppure di erogare gli acconti

La norma sugli acconti ai dipendenti del Comparto unico approvata in Consiglio regionale conferma l’incapacità di contrattare dei datori di lavoro pubblici. La delegazione trattante si è segnalata non per capacità propositiva, ma solo per le esorbitanti spese telefoniche e per l’atteggiamento di un presidente che ha cercato di surrogare con l’arroganza e la ricerca costante dello scontro la propria incompetenza, prolungando per due anni la trattativa.
Alla fine, i “padroni” pubblici si sono voluti affidare a una scelta unilaterale, in violazione dei principi della contrattazione, con una soluzione tecnicamente grottesca e inapplicabile che prende in giro i dipendenti perché alla fine non consentirà di erogare alcun acconto. Sono state infatti stanziate le risorse necessarie senza prevedere le modalità di erogazione che vengono demandate a una delibera di Giunta, di concerto con l’Anci, “sentite” le organizzazioni sindacali. Come dire che il contratto si farà senza una parte contraente, il sindacato. Ovviamente ciò non è possibile, né accettabile, perché questo precedente potrebbe essere esteso anche ad altri settori ed essere imitato dal privato. Chiederemo perciò al Governo di impugnare la legge e predisporremo un  ricorso al giudice del lavoro quando sarà approvata la delibera di Giunta per violazione dell’art. 28 della legge 300.

Mi è stato chiesto chi sono i protagonisti negativi di questa vicenda. Innanzitutto Tondo, che non ha voluto trovare una soluzione politica sulla quale sapeva esservi una possibilità di incontro, preferendo indulgere alla criminalizzazione di quei dipendenti pubblici che in campagna elettorale aveva incensato per farsi votare. Garlatti, che non riesce a trattenere il fastidio per i lavoratori pubblici (egli stesso escluso), verboso e inconsistente protagonista delle riforme annunciate e mai fatte:  la più concreta è stata il trasloco fisico delle direzioni regionali in invarianza di compiti. Il presidente regionale dell’Anci, Pizzolito: incapace di sostenere un ruolo di mediazione ed equilibrio, ha sollecitato alla Regione una soluzione legislativa, consegnando ad essa l’autonomia di soggetti contrattuali dei Comuni. Sarebbe bene si dimettesse per rispetto ai dipendenti che per due anni ha preso in giro, facendo finta di essere dalla loro parte. Infine, e lo dico con sincero rammarico, la Cisl , che ha sottoscritto un contratto che sapeva inefficace – in barba alle regole della democrazia – e che pur di proporsi come interlocutore privilegiato della maggioranza regionale, ha abdicato al ruolo di soggetto contrattuale. Quando poi ci si sostituisce ai padroni per sminuire i risultati di uno sciopero indetto, significa che si è smarrito completamente il senso del proprio ruolo.

Noi andremo avanti con le azioni di lotta, che dopo il comparto riguarderanno anche la sanità, nella quale l’atteggiamento di Kosic è uguale a quello di Garlatti, scontentando tutti: sindacati, associazioni, medici, infermieri, sindaci, direttori generali. A chi mi chiede se siamo imbarazzati della compagnia inedita nella quale ci troviamo (Uil, Ugl e Cisal), rispondo che con Visentini non mancano certo le diversità di vedute, ma ci siamo sempre capiti sui fondamentali del sindacato. In quanto alle altre organizzazioni, per la Cgil contano soltanto tre cose: la rappresentatività, l’autonomia dal potere politico e il merito. In questa occasione anche Ugl e Cisal le hanno pienamente dimostrate.

Franco Belci, segretario generale Cgil FVG