Cinquant’anni di Statuto dei lavoratori. Ora nuove conquista, come nel 1970

«Ci è voluta la più grave emergenza di questo dopoguerra per capire che il mondo del lavoro è uno solo, che non possono esserci diritti di serie A di serie B, che per uscirne si deve cercare di non lasciare indietro nessuno, come si è fatto con l’estensione a tutti degli ammortizzatori sociali. E’ forse l’unico strascico positivo che ci lascia questo virus, ed è anche la dimostrazione di quanto sia indispensabile, mezzo secolo dopo l’approvazione dello Statuto dei lavoratori, un nuovo salto di qualità nel nostro diritto del lavoro». E’ con queste parole che Villiam Pezzetta, segretario generale della Cgil Friuli Venezia Giulia, tende un filo lungo mezzo secolo, per legare la realtà dell’Italia di oggi, drammaticamente segnata dall’emergenza Coronavirus, alle grandi battaglie che portarono all’approvazione dello Statuto dei lavoratori, quella legge 300 del 1970 di cui domani si celebra il cinquantenario.
«Fu solo con l’approvazione dello Statuto dei lavoratori – dichiara Pezzetta – che la Costituzione entrò nelle fabbriche e nei luoghi di lavoro. Perché questo avvenisse ci vollero ventiquattro anni di storia repubblicana, e fu la pietra miliare di un processo di conquiste sindacali, civili e democratiche che, con una costante osmosi tra mondo del lavoro e società civile, segnò in modo indelebile i nostri anni Settanta, anche a prezzo di una crescita esponenziale del conflitto sociale. Oggi, di fronte alle sfide della precarietà, di una globalizzazione che spesso rende più deboli i lavoratori e di una crisi che rischia di ripercuotersi in modo drammatico sui loro redditi, il mondo del lavoro ha bisogno di nuove conquiste, per rendere esigibili e universali sempre, e non soltanto in condizioni di emergenza come quelle che stiamo vivendo, diritti e tutele che sono fondamentali per tutti i lavoratori: la proposta di legge dal nome Carta dei diritti universali del lavoro, presentata dalla Cgil e incardinata in Parlamento, si pone proprio questo grande obiettivo. Per dimostrare che è possibile costruire, partendo da grandi temi come il lavoro e l’ambiente, un nuovo modello di società e di capitalismo economicamente e socialmente sostenibile».