Chiusure festive, Serracchiani apra un fronte a livello nazionale

«La battaglia intrapresa dalla Regione Fvg sulle chiusure festive non
può limitarsi a un’attesa passiva dell’esito dei procedimenti dinnanzi
al Tar e alla Corte Costituzionale». Questo il messaggio lanciato a
Udine dal direttivo regionale della Filcams, la categoria della Cgil
che rappresenta i lavoratori del commercio e del terzario. «Il rischio
di una sconfitta è evidente, come hanno già dimostrato i tanti negozi
aperti in occasione del 1° novembre», spiega la segretaria Susanna
Pellegrini, che sollecita «un’azione politica forte della Regione e
della presidente Debora Serracchiani a livello nazionale, a fianco delle
altre regioni contrarie alla deregulation».
La Filcams, schieratasi
fin dalla prima ora a sostegno dell’intervento legislativo della
Regione, non si mostra sorpresa dalle pieghe assunte dalla vertenza.
«Sapevamo che molti gruppi della grande distribuzione avrebbero dato
battaglia, e proprio per questo non ci si poteva illudere che la legge
bastasse a risolvere una questione così delicata e complessa dal punto
di vista giuridico. Pur essendo certi che non esista alcun vincolo a
un’autonomia legislativa delle regioni, legato a presunte ostative
comunitarie, siamo consapevoli infatti che per vincere la sfida è
necessario che la questione superi i confini di questa regione, per
puntare a una normativa che superi la legge Monti e fissi anche a
livello nazionale alcune giornate di chiusura obbligatoria degli
esercizi commerciali».
Quanto all’applicazione della legge 4, la Cgil
esprime anche riserve sui criteri di riconoscimento della qualifica di
città turistica ai comuni che ne facciano richiesta: «Questo status non
può essere riconosciuto semplicemente sulla base di un trend positivo
negli arrivi – dichiara ancora Pellegrini – ma deve rispecchiare
effettivamente quella “prevalente economia turistica” di cui parla la
legge. Nessun dubbio che questo sia il caso di Lignano e di Grado, e che
anche il capoluogo regionale possa legittimanente ambire a questo
riconoscimento. Senza che però Trieste spacci le aperture festive come
una necesità imposta dalla concorrenza slovena: la legge infatti non
intervene sulle domeniche, ma soltanto su alcune festività “comandate”
in occasione delle quali, nella stragrande maggioranza dei casi, gli
esercizi di oltreconfine restano chiusi».
Il riconoscimento della
vocazione turistica di un Comune, per la Cgil, deve essere sempre legato
al peso effettivo del turismo sul territorio. «Se non sarà così –
prosegue Pellegrini – la città turistica rischia infatti di essere
soltanto un cavallo di Troia per aggirare la legge e per creare
disparità nella sua applicazione sul territorio». Il tema, aggiunge la
segretaria, sarà affrontato dai sindacati anche domani in Consiglio, in
sede di audizione sulle modifiche al testo unico del turismo del 2005.
Quella
sulle chiusure festive non è l’unica vertenza che veda opposti
sindacati e grande distribuzione. A rendere tesi i rapporti, in Fvg come
nel resto del Paese, è il lungo braccio di ferro sul rinnovo
contrattuale: «Con Federdistribuzione – sottolinea Pellegrini – che si
ostina ad applicare un contratto scaduto, il vecchio Ccnl di
Confcommercio del 2011, e che al tavolo della trattaviva, a fronte di
proposte di incremento salariale sensibilmente inferiori a quelli
previsti dal contratto Confcommercio del 2015, punta a modifiche sulla
parte normativa tese a una gestione unilaterale degli orari e del
welfare integrativo da parte delle aziende». Per superare l’impasse
della trattativa, ferma da diversi mesi, la Filcams pensa «non soltanto a
nuove giornate di mobilitazione dei lavoratori, ma anche a iniziative
sul versante giuridico e legale teste a riconoscere il diritto dei
lavoratori a un contratto nazionale che di fatto non c’è».