CIG, 54 milioni di ore in sei mesi. Cgil: ripresa lenta, ammortizzatori cruciali

In solo metà anno, le ore di cassa integrazione autorizzate in
Friuli Venezia Giulia superano quota 54 milioni. Quasi il doppio del
precedente picco storico, toccato nel 2014 con 29,4 milioni di ore
nell’intero anno. «Il dato – commenta il segretario regionale
della Cgil Villiam Pezzetta – basta da solo a dare la misura di una
crisi senza precedenti e con strascichi purtroppo ancora lunghi».
L’ANDAMENTO.
Giugno, secondo i dati diffusi dall’Inps, ha fatto segnare una
prima riduzione nel volume di ore autorizzate mensilmente. Che resta
altissimo, superando gli 11 milioni, sia pure quasi dimezzato
rispetto al dato medio di 21 milioni di ore toccato ad aprile e
maggio. «Oltre a un componente legata a nuove domande, vista anche
l’estensione degli ammortizzatori decisa col decreto Rilancio,
credo che pesi anche un effetto smaltimento dell’enorme mole di
richieste pregresse – spiega ancora Pezzetta – per cui è lecito
attendersi una riduzione più consistente nei prossimi mesi. Parliamo
comunque di valori altissimi non solo di richieste, ma anche di
effettivo utilizzo, e sono del resto di percezione comune le
difficoltà del quadro economico generale, non soltanto nei settori
del terziario più duramente e direttamente colpiti dagli effetti
dell’emergenza sanitaria, come il turismo e la filiera degli
appalti pubblici, ma anche nel manifatturiero, che sconta un contesto
internazionale quanto mai incerto e caratterizzato anche dai diversi
tempi con cui la curva dei contagi si sta muovendo a livello
mondiale».
L’INDUSTRIA.
Guardando all’industria, l’impatto dell’emergenza Covid è
trasversale. La crisi colpisce un po’ dappertutto, anche se a
soffrire maggiormente sono le filiere legate all’automotive e
all’industria energetica, penalizzate da un lato dal crollo degli
acquisiti, dall’altro da un eccesso di produzione che
inevitabilmente si riflette anche sugli investimenti. «In uno
scenario globale così critico – commenta Pezzetta – è
indispensabile che l’Italia e l’Europa sfruttino l’occasione
del Recovery Fund e del Mes per una nuova strategia di investimenti
pubblici e di sostegno a quelli privati, guidata da pochi driver
strategici come le grandi infrastrutture, il digitale, la
riqualificazione energetica, la green economy, la messa in sicurezza
e la valorizzazione del territorio, anche in chiave di sostegno al
turismo, e una forte innovazione del welfare. E’ evidente infatti che
servono misure di stampo keynesiano capaci di far ripartire il volano
del Pil e dell’occupazione, lavorando nel contempo alle condizioni
per una ripresa solida e duratura. Serve anche un sostegno alle
filiere capaci di affacciarsi sul mercato direttamente, e non come
contoterzisti, con prodotti fortemente innovativi e a elevato valore
aggiunto».
RIPRESA E
AMMORTIZZATORI.
Vista l’incertezza e i tempi lunghi della ripresa,
cresce l’allarme per il possibile esaurimento degli ammortizzatori.
«Per chi è rimasto fermo come i lavoratori dello spettacolo o di
molti appalti pubblici – spiega Pezzetta -la copertura massima di
18 settimane della cassa integrazione con causale Covid si è già
esaurita, per molti altri lavoratori è prossima alla scadenza. Ecco
perché è urgente che il Governo metta mano subito a un’ulteriore
estensione degli ammortizzatori, dopo quella disposta con il decreto
Rilancio, per contenere gli effetti sul reddito e garantire il blocco
dei licenziamenti fino a fine anno».
I PAGAMENTI. Sembra
migliorare intanto il quadro dei tempi di pagamento della Cig. A
livello nazionale l’Inps afferma che sono state pagate 8,2 milioni
sulle 8,5 milioni di mensilità richieste e che, su un totale di
oltre 3,2 milioni di beneficiari, sono 65mila i lavoratori che non
hanno ancora ricevuto neppure un pagamento. In Fvg, secondo i numeri
che l’istituto ha fornito alla Cgil, all’8 luglio risultavano
autorizzate 207mila mensilità di Cig, 31mila di cassa in deroga e
100mila di Fis, per un totale di 338mila mensilità e una platea
stimabile tra i 140mila e i 150mila lavoratori, quasi un dipendente
su due. Di questi circa il 70% riceve l’anticipo della Cig
dall’azienda, mentre il restante 30% attende il pagamento diretto
dall’Inps. «Siamo in costante contatto con l’istituto – spiega
Pezzetta – per il monitoraggio dei tempi di erogazione: ci risulta
una percentuale altissima di pagamenti effettuati, il 98,6%, sui
modelli Sr41 pervenuti dalle aziende, ma è evidente che va
accelerata e perfezionata anche la prima fase, cioè la trasmissione
dei dati all’istituto. Sulla cassa in deroga, che è quella con la
quasi totalità dei pagamenti diretti e senza anticipo, c’è stata
un’accelerazione dell’iter autorizzativo, ora interamente in capo
all’Inps, e anche l’anticipo dell’istituto del 40%
dell’indennità entro i 15 giorni sta sortendo effetti positivi.
Sicuramente si può migliorare ancora e il sindacato continua a
vigilare, riconoscendo però lo sforzo dell’istituto e dei suoi
dipendenti nel far fronte a una mole di domande senza precedenti».