Assenteismo, le amnesie di Confindustria

Il caso dei vigili di Roma ha aperto un vasto dibattito sull’assenteismo nel settore pubblico. La Cgil ha assunto una posizione molto chiara: qualunque fosse la motivazione, anche negli aspetti comprensibili, della protesta, le modalità non sono accettabili. Le lotte si fanno a viso aperto, non con percorsi obliqui.
Il problema dunque esiste, anche se è molto più articolato e complesso di quanto si voglia far credere. Intanto comincerei a parlare di assenze e non di assenteismo, visto che vi sono tanti tipi di assenze che non si possono sommare indistintamente. Per esempio la maternità o le malattie cronico-degenerative alzano inevitabilmente i totali, ma è difficile considerare assenteista una mamma nel periodo di astensione obbligatoria o chi è afflitto da una malattia inguaribile. Oltretutto molto dipende dai dati che si utilizzano. Quelli della Cgia concentrano l’attenzione sulle assenze di un giorno, che sono davvero eccessive nel pubblico. Ma, ad esempio, i totali danno un risultato inaspettato, perché il dato è più alto nel privato che nel pubblico.
Un’analisi frettolosa porterebbe a capovolgere il giudizio, ma anche qui occorre riflettere: vi sono settori del privato nei quali un tasso alto di assenze è fisiologico per le caratteristiche e l’indice di pericolosità del lavoro: penso ai cantieri dell’edilizia e della navalmeccanica, alla siderurgia, ai lavori dell’agricoltura ma anche a quello negli ospedali (lavoro pubblico) caratterizzato da impegno fisico, rischi effettivi, da turni e da malattie professionali in aumento. Naturalmente l’aumento dell’età media dei lavoratori ha a sua volta un impatto inevitabile: per restare negli ospedali, dove spesso occorre spostare fisicamente il malato, ad un’infermiera 65enne non si può chiedere l’energia di una 35enne. E vista la mancanza di ricambio, piccoli incidenti e acciacchi aumentano.
Alla luce di tutto ciò trovo inaccettabile che Confindustria intervenga a fare il grillo parlante quando ha salutato con entusiasmo l’innalzamento dell’età pensionabile con la riforma Fornero, salvo poi pentirsi e cercare di aggirare il problema con il demansionamento inserito nel jobs act. Si preoccupino gli industriali di investire di più, la smettano di scaricare tutti i problemi sul costo del lavoro, creando un fenomeno generale di impoverimento del lavoro dipendente, rinnovino i contratti, evitino di utilizzare gli appalti per sfruttare i lavoratori, espellano da Confindustria gli evasori. In ogni caso la Cgil è stata ed è disponibile ad affrontare i problemi, cifre alla mano, trovando soluzioni anche attraverso la modifica di processi produttivi e la contrattazione dell’organizzazione del lavoro. E’  questa la strada per affrontare il problema, nel pubblico come nel privato: altrimenti si riversano sui lavoratori altre dosi di frustrazione che provocano rabbia in tutti coloro, e sono la grande maggioranza, che mandano avanti fabbriche, uffici e ospedali.