Sanità, le contraddizioni di Tondo

Il presidente della Giunta è intervenuto più volte in questi giorni sulla sanità sottolineando l’esigenza di ridurre gli apparati e di rimuovere i doppioni direzionali. Lo fa anche con qualche elemento di contraddizione, perché mentre dice che siamo una regione “virtuosa” e che non è necessario riorganizzare, poi sostiene che la sanità divora il bilancio e blocca il sistema economico. Si dimentica poi che il governo del servizio socio-sanitario è in capo alla Regione e che viene esercitato attraverso la programmazione. La gestione è invece affidata alle aziende sanitarie ed ospedaliere,  che attuano gli indirizzi operativi approvati dalla Giunta regionale.
Noi diciamo che l’obiettivo di semplificare il sistema e di aiutare i cittadini ad utilizzare il servizio pubblico è non solo auspicabile ma urgente. Semplificazione significa rimuovere i passaggi burocratici inutili e dispendiosi e fare in modo che gli assetti sanitari e sociali siano a disposizione degli utenti e non viceversa: è incredibile che un cittadino sia costretto a una pluralità di passaggi amministrativi per avere una prestazione sociale o sanitaria, mentre in altre regioni è il servizio pubblico che si fa direttamente carico dell’iter, utilizzando  a pieno i sistemi informatici, la rete distrettuale e i medici convenzionati. Ci sono quindi spazi per ridurre inefficienze e sprechi.
Nelle osservazioni al Libro Verde abbiamo sottolineato che il nostro sistema sanitario ha bisogno di importanti interventi innovativi e riorganizzativi, suggerendo indicazioni e proposte. Dal momento che alle risorse impiegate dovrebebro corrispondere obiettivi ben precisi, è indispensabile che verificarne il livello di attuazione e gli esiti della precedente programmazione socio-sanitaria, sulla base di criteri misurabili in qualità e quantità.
La stessa razionalizzazione apicale invocata da Tondo richiede un calcolo di fattibilità, per capire quanti risparmi effettivamente produce. Va detto inoltre che  servono più medici e operatori nei servizi territoriali e in quelli dedicati alla prevenzione, che rappresentano il vero punto debole del nostro sistema socio-sanitario e l’obiettivo sul quale occorre investire con maggiore convinzione. Da parte nostra poco alla monocrazia dei manager, perché va dato spazio alle professionalità sulla base di regole oggettive, che premino il merito con una seria valutazione periodica delle figure apicali.
Il servizio sanitario regionale non è un’azienda qualsiasi, e i confronti con altre esperienze debbono essere equi ed appropriati. Né si possono esprimere giudizi sommari o ingenerosi nei confronti di un servizio pubblico che risulta essere tra i migliori di questo paese, e dove ogni giorno migliaia di operatori si impegnano per garantire la salute dei cittadini. Sicuramente sono necessari correttivi, ma anche risorse per rispondere a vecchi ed a nuovi bisogni che richiedono un alto livello di condivisione e di responsabilità politica. Le grandi riforme non si fanno contro qualcuno, ma con la partecipazione  di tutti in modo serio e trasparente.
Giuliana Pigozzo, segreteria regionale Cgil