Reddito d’inclusione, troppe domande ferme

«Basta rimpalli di responsabilità: serve chiarezza, sui numeri delle pratiche ferme e sui tempi di attesa». Il segretario generale della Cgil Fvg Villiam Pezzetta non si accontenta più di semplici rassicurazioni: i pesanti ritardi, anche di diversi mesi, nell’erogazione del reddito d’inclusione, innescati dalla sovrapposizione, a partire da settembre 2016, del Mia regionale con il Sia nazionale, hanno infatti raggiunto proporzioni che la Cgil giudica allarmanti. «L’introduzione del Sia a livello nazionale – dichiara Pezzetta – è stata sicuramente un passo avanti per il nostro Paese. Ma in Fvg, dove il Sia doveva rivelarsi un prezioso supporto per la misura regionale, introdotta a fine 2015 ed erogata dall’inizio del 2016, la sua entrata in scena è stata invece causa di un forte rallentamento delle procedure, con centinaia e probabilmente migliaia di domande, a quanto ci risulta, bloccate un elevato numero di persone che hanno beneficato del Mia nel 2016 si ritrova tuttora con le erogazioni bloccate. Costrette a rinunciare a un sostegno che si è rivelato prezioso, in un contesto generale ancora fortemente segnato dalla crisi e dalla disoccupazione».
L’allarme della Cgil nasce sia dalle sollecitazioni di iscritti e utenti dei Caaf, dove passa il 90% delle dichiarazioni Isee necessarie per la presentazione della domanda, sia dalle preoccupazioni espresse dai servizi sociali di molti Comuni, cui spetta la gestione delle pratiche e l’erogazione del sostegno al reddito. «Sappiamo che il regolamento regionale è stato cambiato in corsa dopo l’entrata in vigore del Sia – spiega ancora il segretario della Cgil – e abbiamo preso atto nelle scorse settimane delle spiegazioni fornite dalla Giunta, che aveva anche annunciato una nuova convenzione con l’Inps per l’accelerazione dell’iter delle pratiche, imputando all’istituto parte delle responsabilità per i ritardi. Questo palleggio di responsabilità non ci interessa: quello che ci preme è di chiedere che Regione, Comuni e Inps mettano in campo tutti gli strumenti necessari, anche attraverso interventi di potenziamento del personale, per far fronte a un ritardo che ha raggiunto dimensioni inaccettabili, soprattutto in considerazione del fatto che parliamo di una misura rivolta alle fasce più deboli e bisognose della popolazione».
Dietro alle difficoltà insorte nell’erogazione del reddito d’inclusione, per la Cgil, anche l’elevato numero di pratiche Mia – oltre 5mila sulle 14mila domande accettate a tutto il 2016 – che sono state avviate senza la sottoscrizione del patto d’inclusione, incentrato anche sull’impegno dei beneficiari a perseguire obiettivi di impiego, ricollocazione professionale e formazione. «Quello che era stato concepito anche come un intervento di politica attiva del lavoro – conclude Pezzetta – è stato spesso gestito come una misura esclusivamente assistenziale. E noi temiamo che questo non sia stato soltanto un errore d’impostazione, ma sia anche una delle cause degli intoppi che si sono venuti a creare dopo l’avvio del Sia, dal momento che solo con l’avvento della misura nazionale il patto è diventato condizione vincolante per l’erogazione del reddito d’inclusione».