Il lavoro torna protagonista, in 200 a Roma dal Fvg

Saranno almeno duecento i lavoratori e i pensionati del Fvg che raggiungeranno Roma domani, sabato 6 maggio, per partecipare alla manifestazione nazionale sul lavoro promossa dalla Cgil. Obiettivo della giornata, dopo il primo risultato raggiunto dalla campagna referendaria su voucher e appalti, è quello di sostenere l’iter parlamentare della Carta dei diritti universali del lavoro, la proposta di legge costituzionale presentata dalla Cgil per rafforzare le tutele di tutti i lavoratori e contrastare la precarietà.
Tra i manifestanti della nostra regione anche Corrado Sinigoi, un 42enne triestino che salirà sul palco di piazza San Giovanni Bosco per raccontare, al microfono di Dario Vergassola e Natascha Lusenti, la sua esperienza di operatore al call-center della Genertel. La sua sarà una delle tante esperienze di lavoro debole, precario o sottopagato che la Cgil, prima del comizio conclusivo di Susanna Camusso, ha voluto mettere al centro dell’iniziativa di domani pomeriggio, intitolata “Il lavoro torna protagonista”.
«La conversione in legge del decreto che ha abrogato i voucher e ripristinato la responsabilità solidale dei committenti negli appalti – spiega il segretario generale della Cgil Fvg Villiam Pezzetta – ha segnato sicuramente un risultato positivo e un’inversione di tendenza per le politiche del lavoro di questo Paese. Ma questo è solo un primo passo sulla strada della lotta alla precarietà e alla crescita del lavoro povero. Quella di domani, quindi, non sarà una festa, anche perché la situazione occupazionale resta pesante: lo sappiamo bene in Fvg, dove la crisi ha cancellato 20mila posti di lavoro, così come siamo consapevoli che il lavoro non si crea per legge, come ha dimostrato l’esperienza del jobs act, che ha visto un immediato crollo delle stabilizzazioni al venir meno degli sgravi contributivi del Governo».
Da qui l’appello finale di Pezzetta, che sollecita da un lato «la necessità di un nuovo Statuto dei lavoratori contro il dilagare della precarietà», dall’altro «di politiche economiche espansive e capaci, sia a livello nazionale che regionale, di rilanciare gli investimenti pubblici e privati».