Come rilanciare la montagna, le proposte della Cgil

Un calo demografico che in certi comuni raggiunge picchi del 20% in dieci anni. Una moria di imprese che colpisce anche settori strategici come il turismo, che ha visto chiudere in due anni il 2,5% delle attività. Un mercato del lavoro che offre sempre minori opportunità ai giovani. Si aggrava (vedi le tabelle a pag. 2) l’emergenza sociale, economica e occupazionale della montagna friulana, vittima di un lungo declino che è stato accelerato dalla crisi: una tendenza che va invertita  attraverso politiche coordinate e una regia unica capace di avviare e portare avanti un grande programma di rilancio socio-economico.  Questa la proposta lanciata dalla Cgil nel corso di un convegno tenutosi questo pomeriggio ad Amaro, alla presenza del Presidente della Regione Renzo Tondo.
«La condizione di debolezza strutturale del territorio montano, aggravata dalla chiusura di  alcune aziende come Leader Pumps, Weissenfels Traction, Agriforest, Carnia Led, Gds, è peggiorata ulteriormente per la chiusura di servizi essenziali come quelle di diversi sportelli postali e di decine di negozi di vicinato, chiusure cui rischia di sommarsi adesso quella del tribunale di Tolmezzo, che va combattuta con ogni mezzo», dichiara il segretario generale della Cgil Udine Alessandro Forabosco.
Ma per la Cgil non mancano le responsabilità della Regione: «La gattopardesca abolizione delle Comunità montane e la riduzione del ruolo di Agemont – prosegue Forabosco – sono scelte profondamente sbagliate. Sarebbe stato preferibile ricondurre le rispettive funzioni e competenze, sommate anche a quelle di Promotour, verso la costituzione di un soggetto unico deputato a gestire un piano strategico di rilancio della montagna friulana». In questa prospettiva, secondo Forabosco,  sarebbe importante l’avvio di quei gruppi europei di cooperazione territoriale che consentirebbero di gestire progetti di cooperazione transfrontaliera finanziati con fondi Ue, senza dimenticare i progetti locali, in primis quello su Pramollo, che possono dare risposte tangibili alla crisi di alcune aree specifiche.
L’individuazione di una regia unica per la montagna, ha sottolineato nelle sue conclusioni il segretario regionale della Cgil Belci, corrisponde anche all’esigenza di razionalizzare le risorse, evitando una loro dispersione con finanziamenti a pioggia ed avviando anche un progetto di riordino dei tanti enti secondari che insistono sul territorio.. «Ma tutte queste iniziative – conclude il segretario – dovranno essere parte di un unico grande piano di rilancio, supportato da priorità ben definite e risorse certe: si tratta di una delle principali sfide per tutte le forze politiche e per il Governo regionale che uscirà dalle elezioni del 2013».